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Immagine del redattorechiara bracale

Una Dog Photographer in canile

Una volta alla settimana, da novembre ad oggi, vado al

.

Li, cani, educatori, volontari mi hanno accolta, mi hanno fatto spazio in quella che oggi sento come un pezzo della mia famiglia.

E poi loro, i cani. oh i cani.

Quando sono li con la mia macchina fotografica non faccio “solo” delle foto. Loro mi regalano un pezzo delle loro storie. E le loro storie diventano parte di me e di ciò che divento giorno dopo giorno.

Le storie. Non sono mai felici. Il loro trascorso, non è felice.

Ma il canile non è un luogo orribile, ma un luogo dove fermarsi, rimettere insieme i pezzi. Ricostruirsi. Rinascere e splendere.

Ognuno di loro, con le sue diversità, con le sue peculiarità, si è fatto posto anche dentro la mia di vita.

E quando dico che questo ha cambiato tutto, intendo proprio che ha cambiato me, profondamente.

Mi siedo, e mi metto in ascolto. Mi insegnano ad aspettare. A rispettare lo spazio e il tempo.

Ci sono cani che oramai già conosco e che mi travolgono di felicità quando ci rivediamo, cani che invece ancora ad avvinarsi non ci pensano nemmeno.

E poi ci sono i cani nuovi, quelli che sono approdati da poco. E lì mica sempre sono felici di vederti.

Mi accovaccio nello sgambo, e aspetto. Aspetto che siano loro a decidere che possono darmi una possibilità.

Perché loro conoscono cosa sia la fregatura, sanno cosa significa avere la fiducia tradita. E la fiducia, quando la perdi non la ricostruisci in un batter di ciglia, hai bisogno di tempo, per comprendere che sei al sicuro, e che non sempre verrai tradito di nuovo. Qualche volta si, ma non sempre.

Ma io come vi spiego quanto il cuore scoppia quando lentamente si avvicinano, mi annusano, annusano quel “tubo della stufa” che reggo tra le mani, come vi spiego come mi sento quando mi permettono di affondare la mano nel loro pelo.

Ieri Brigante si è perso.

Ieri ho provato un enorme senso di angoscia. E impotenza. non potevo mollare tutto, e non è il mio lavoro, andare significava intralciare un’impresa già di suo complicata.

Pensavo alla sua paura. Pensavo alla zona orribile, quelle strade pericolose, con macchine che sfrecciano. Pensavo al buio, alla notte che arrivava. È stata una notte orribile (e io l’ho passata tra le confortanti mura della mia casa, a differenza di volontari e professionisti impegnati tutta la notte nelle ricerche….)

E quando stamattina è arrivato il messaggio del ritrovamento, ho sentito il cuore riprendere un ritmo normale. Ho provato un senso di sollievo enorme, e si diamine, anche tanta gioia.

Brigante (certo che mai nome fu più azzeccato…) è stato ritrovato ed è di nuovo al sicuro.



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